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Sprint in pratica: come organizzo le 2 settimane perfette

  • Immagine del redattore: Lorenzo Ambrogi
    Lorenzo Ambrogi
  • 9 lug
  • Tempo di lettura: 2 min
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Tutti parlano di Sprint, ma metterlo in pratica non è banale. Se non hai mai lavorato in Scrum, potresti chiederti: “Cosa succede in uno Sprint? Da dove si parte? Come si chiude?”. In questo articolo ti racconto come organizzerei uno Sprint ideale, basandomi sulla mia formazione Scrum e sull’esperienza reale di coordinamento tra team diversi. È una guida pratica per chi vuole capire davvero come funziona un ciclo Scrum.


Cos’è (davvero) uno Sprint

Uno Sprint è un ciclo di lavoro a tempo fisso, solitamente di due settimane. Inizia con una pianificazione e termina con un incremento funzionante. Ma non è solo “tempo”: è focus, obiettivo e ritmo. Immagina lo Sprint come una scatola chiusa: tutto ciò che succede dentro deve contribuire a raggiungere uno scopo ben definito. Non si cambia lo scope a metà, non si aggiungono task esterni. Questo aiuta il team a mantenere la concentrazione e a evitare continui rimaneggiamenti, che spesso creano solo confusione e stress.


Lo Sprint Planning: come lo farei

Lo Sprint Planning è il momento in cui il team decide cosa farà nelle due settimane successive. Il Product Owner presenta il Backlog, il team seleziona le attività più rilevanti e insieme si definisce lo Sprint Goal. In uno scenario reale, le domande giuste fanno la differenza: “Cosa possiamo mostrare al cliente tra due settimane?”, oppure “Qual è il rischio più grosso che possiamo ridurre ora?”. In questo modo, si evita di scegliere attività solo perché “ci stanno”. Il team stima il lavoro, chiarisce eventuali ambiguità e spezza le attività in task gestibili. L’obiettivo non è riempire il calendario, ma creare un piano chiaro e realistico.


La settimana tipo: ritmo e comunicazione

Durante lo Sprint, il Daily Scrum è il battito del team: 15 minuti al giorno per allinearsi, far emergere blocchi, decidere i prossimi passi. In contesti remoti lo organizzerei in video, sempre alla stessa ora, con una board condivisa come Trello o Jira aperta in tempo reale.

La regola d’oro: non si inseriscono nuove attività “al volo”. Se qualcosa cambia, si pianifica per lo Sprint successivo. Questo crea fiducia, protezione e focus. E permette al team di restare sul pezzo senza correre dietro alle urgenze del giorno.


Review e Retro: chiusura e miglioramento

Alla fine dello Sprint, ci sono due momenti fondamentali: la Sprint Review e la Retrospective. La Review è l’occasione per mostrare cosa è stato fatto e raccogliere feedback. Non è una semplice demo, ma un confronto aperto: “Ecco dove siamo, ha senso per voi?”. È il momento in cui stakeholder e team si allineano davvero. Subito dopo arriva la Retro, che guarda all’interno. Non servono grandi strumenti, bastano tre domande: cosa ha funzionato, cosa no, cosa vogliamo provare nel prossimo Sprint. È qui che il team cresce, Sprint dopo Sprint.


Conclusione

Organizzare uno Sprint non è solo seguire una checklist. È creare uno spazio chiaro, protetto e focalizzato in cui il team può costruire valore senza interruzioni.


Nei prossimi articoli entrerò più nel dettaglio su Retro, Planning e metriche. Iscriviti al blog o seguimi su LinkedIn (https://www.linkedin.com/in/lorenzo-ambrogi-6b4260159/) per non perderli. Hai già gestito Sprint? Scrivimi: mi interessa confrontare approcci, errori e intuizioni.


 
 
 

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